La crioconservazione (comunemente denominata congelamento) è un processo attraverso il quale è possibile preservare a basse temperature e per lunghi periodi di tempo le strutture cellulari e, quindi, anche gli spermatozoi e gli ovociti ed embrioni ottenuti con le tecniche di fecondazione assistita.
Il congelamento di embrioni ed ovociti, rappresenta uno strumento in grado di aumentare le gravidanze ottenute. Con un solo ciclo di induzione dell’iperstimolazione ovarica controllata, infatti, si possono ottenere ovociti o embrioni da utilizzare, in parte subito e/o in parte in cicli successivi, in caso di insuccesso e/o per una eventuale seconda gravidanza.
Questa possibilità di congelamento di embrioni ed ovociti, si può anche interpretare come un incremento delle probabilità cumulative per ogni ciclo di stimolazione, ovvero la possibilità di ripetere i tentativi di fecondazione assistita più volte, senza dover ripetere ulteriori stimolazioni ormonali e prelievi ovocitari.
La possibilità di differire il trasferimento di embrioni in utero ad un ciclo successivo, inoltre, consente di ridurre sensibilmente l’eventuale rischio di sindrome da iperstimolazione ovarica. Sicuramente il congelamento degli ovociti rappresenta una valida alternativa al congelamento degli embrioni e quindi la soluzione ad una serie di problematiche anche di natura etica.
Vitrificazione degli ovociti
Il congelamento degli ovociti, o crioconservazione degli ovociti, viene effettuato mediante una metodica chiamata vitrificazione.
Nella vitrificazione gli ovociti vengono sottoposti ad un abbassamento ultrarapido della temperatura, in modo da evitare i danni da congelamento ed, in particolar modo, la formazione di cristalli di ghiaccio che causerebbero la rottura delle cellule.
L’utilizzo di elevate concentrazioni di crioprotettori (particolari sostanze che proteggono le cellule dalle basse temperature) e di particolati dispositivi noti come cryotop, grazie alle quali il volume di soluzione in cui avviene il congelamento degli ovociti è molto ridotto, ha permesso di ottenere ottimi risultati con la vitrificazione.
Al contrario delle metodologie usate in passato, si ottengono percentuali di sopravvivenza molto alte anche pari al 95% e percentuali di fertilizzazione, di gravidanza e di impianto del tutto sovrapponibili a quelle degli ovociti freschi.
Vitrificazione degli embrioni
Il congelamento degli embrioni è attualmente regolato dalla Sentenza della Corte Costituzionale dell’1 aprile 2009 (sentenza n. 151 pubblicata su G.U. del 13 Maggio 2009) che consente di fertilizzare anche più di 3 ovociti, quando le problematiche da risolvere lo richiedano. La decisione di quanti ovociti utilizzare viene presa dal ginecologo considerando oltre all’età della paziente anche le cause di infertilità.
Ciò rende concreta la possibilità di ottenere un numero di embrioni superiore a quello sufficiente per un singolo embryo-transfer. Poiché gli embrioni evolutivi non possono essere distrutti, si rende quindi necessario procedere al loro congelamento. Gli embrioni congelati possono essere utilizzati successivamente per ulteriori tentativi o per una seconda gravidanza.
I risultati ottenuti con la vitrificazione, anche nel caso degli embrioni, ha fatto si che sia la metodica più utilizzata. Le percentuali di successo sono del tutto sovrapponibili a quelle con gli embrioni freschi.
Secondo la FISSR Federazione Italiana delle Società Scientifiche della Riproduzione nel rispetto della Legge 40/2004 e della Sentenza della Corte Costituzionale dell’1 aprile 2009 (sentenza n. 151 pubblicata su GURI del 13 Maggio 2009) i casi in cui possono essere utilizzati tutti gli ovociti ottenuti con un singolo ciclo di fecondazione assistita ed è, quindi, probabile un eventuale congelamento embrionario sono:
- Pazienti a rischio di Sindrome da Iperstimolazione Ovarica
- Pazienti con ripetuto fallimento d’impianto e/o di età superiore ai 38 anni
- Trombofilie congenite o acquisite
- Azoospermia non ostruttiva o criptozoospermia e, comunque, in tutti i casi in cui vi sia un elevato rischio di mancato recupero di gameti maschili o di grave riduzione delle probabilità di fertilizzazione
- Pregresse neoplasie ormono-dipendenti (ovaio, mammella, tiroide ecc. ).
- Malattie autoimmunitarie (lupus, sclerosi multipla ecc. )
- Pregressa chirurgia pelvica per endometriosi al III-IV stadio
- Patologie sistemiche (cardiovascolari, renali, epatiche, ecc. )
- Pazienti sottoposte a diagnosi preimpianto
- Pazienti sottoposte a trapianto d’organo
- Pregresso totale fallimento della fertilizzazione
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