L’uso di tecniche di fecondazione assistita, cioè FIVET e ICSI, è fortemente aumentato nei paesi occidentali. Sono nati oltre 6 milioni di bambini concepiti con la PMA (procreazione medicalmente assistita), inclusi 80.000 in Olanda (Luogo dove è stato condotto lo studio).
Ogni fase della procedura in PMA, compresa la stimolazione di più follicoli, il prelievo degli ovociti e preparazione degli spermatozoi, la coltura di embrioni, la crioconservazione di spermatozoi, ovociti ed embrioni e trasferimento dell’embrione, è sostanzialmente diversa dalla concezione naturale.
Nel 2013, una meta-analisi ha mostrato un aumento del rischio complessivo di tumore nei bambini nati dopo il trattamento della fertilità (rischio relativo: 1,33, IC 95%: 1,08-1,63).
Tuttavia, questa meta-analisi ha concluso che non è chiaro se a determinare un aumento del rischio di neoplasie infantili siano fattori legali alla subfertilità delle donne piuttosto che a fattori legati alla stessa procedura di PMA. Pertanto, sono state raccomandate ulteriori ricerche e studi.
I risultati ottenuti da diversi studi non erano concordi: alcuni studi hanno riportato risultati rassicuranti per il rischio complessivo di tumore, altri studi hanno riscontrato un aumento del rischio complessivo di neoplasie tra i figli di donne con problemi di fertilità.
Ma valutando singolarmente le ricerche, o avevano un follow-up relativamente breve (mediana: 10 anni [range: 6,6-18,0]) o altre limitazioni come un piccolo numero di casi (mediana: 119 [range: 7-481]) o restrizione a un gruppo di confronto generale della popolazione (nessuna possibilità di aggiustamento di fattori di confondimento), precludendo conclusioni definitive.
Recentemente l’Università di Amsterdam ha condotto uno studio che è durato ben 21 anni, seguendo la crescita di circa 48 mila bambini, ponendo a confronto le probabilità di contrarre un tumore da parte dei bambini concepiti attraverso la fecondazione assistita rispetto ai bambini nati da fecondazione naturale.
I risultati di questo studio, pubblicati dalla prestigiosa rivista Human Reproduction, hanno valutato il rischio di neoplasie nei bambini e giovani adulti concepiti mediante PMA nella coorte olandese di prole OMEGA. Questa coorte include la più antica generazione olandese di bambini concepiti con PMA e un gruppo di confronto di bambini concepiti in modo naturalmente.
I risultati
Valutazione dell’incidenza di neoplasie.
La coorte di prole OMEGA è collegata con il Registro Tumori dei Paesi Bassi (NCR), in base a severe norme sulla privacy. L’NCR è un registro nazionale basato sulla popolazione, con una completezza del 96-98% dal 1989. Per ciascun tumore tra i bambini OMEGA fino al 1 ° novembre 2016, NCR ha fornito elettronicamente informazioni sulla data di diagnosi, topografia, morfologia e stadio (Classificazione internazionale delle malattie per l’oncologia (ICD-O)) (IKNL, 2016).
L’Università ha raccolto e catalogato tutte le informazioni necessarie attraverso dei questionari e cartelle cliniche. Attraverso il Registro Tumori dei Paesi Bassi, sono stati raccolti i dati relativi ai tumori dal 1989 al 1 novembre 2016. Questo ha permesso di avere una base dati con cui confrontarsi e verificare l’incidenza nei bambini concepiti attraverso tecniche di PMA che avevano contratto il cancro, rispetto alla media nazionale dei loro coetanei concepiti naturalmente.
Sul totale di 47.690 bambini osservati, 24.269 sono risultati essere stati concepiti attraverso tecniche di fecondazione artificiale, 13.761 in modo naturale e 9660 in modo naturale o tramite farmaci per la fertilità, ma non con la PMA.
Da quest’analisi i ricercatori hanno rilevato 231 tumori, riscontrando che non ci sono differenze statisticamente significative riguardo l’incidenza di neoplasie nei bambini concepiti con le tecniche di PMA, sia se confrontato rispetto ai bambini concepiti in modo naturale da donne sub-fertili sia se confrontato con la popolazione generale. L’equipe di Amsterdam ha anche accertato che, sia il rischio specifico di leucemia linfoblastica che di melanoma, non è significativamente aumentato nei nati da fecondazione in vitro rispetto a quelli concepiti in modo naturale.
In conclusione, questo studio fornisce dei dati importanti non solo per le coppie che hanno già concepito un bambino mediante fecondazione in vitro, ma anche per le coppie che devono decidere se intraprendere questa strada, consentendo ai medici di informarle meglio riguardo la salute futura dei bambini concepiti mediante tecniche di PMA.